Lunedì 28 aprile 2025 ore 20.30
TEATRO AUDITORIUM MANZONI
TRIO CHAGALL
Edoardo Greco violino
Francesco Massimino violoncello
Lorenzo Nguyen pianoforte
Schumann Trio n. 1 in re minore op. 63
Rihm Fremde Szenen III
Mendelssohn Trio n. 1 in re minore op. 49
NUOVE visioni
Poco più che venticinquenni, formano già un ensemble dalla personalità spiccata, con una passione per i colori che si rispecchia nel loro nome “pittoresco”, ispirato al grande Marc Chagall
Venticinque anni e poco più di media: già questo dato anagrafico spiega il valore del Trio Chagall, se scorriamo i premi ottenuti nei più importanti concorsi di musica da camera, dalla ventesima edizione del Premio Trio di Trieste alla Schoenfeld International String Competition di Harbin, in Cina, dove è stato il più giovane ensemble premiato nella storia della manifestazione. Nominato YCAT Artist ed ECHO Rising Star per la stagione 2025/26, in questi casi lo Chagall ha invece realizzato un altro record, essendo il primo ensemble italiano della storia a ottenere tali riconoscimenti. Forte dello stimolo dell’artista di cui porta il nome, e grazie a una visione del mondo nuova e aperta al futuro, il Trio rilegge per noi i capolavori cameristici più famosi di ogni tempo e invita il pubblico a compiere collegamenti storici e sottintesi fra i tre brani del programma, che si sofferma sul cuore romantico della curiosa vicenda storica del trio per archi e pianoforte. Nato a fine Settecento, quando al clavicembalo si sostituisce il pianoforte e bisogna ristabilire gli equilibri che nel corso dell’ultimo secolo e mezzo si erano creati tra archi e tastiera, il genere “da casa”, piacevole da ascoltare e semplice da eseguire, diventa con Beethoven musica da concerto. Proprio Beethoven è la fonte di ispirazione per i musicisti del Romanticismo, a cominciare da Mendelssohn, il cui Trio op. 49 viene accostato da Schumann all’esempio beethoveniano come «il lavoro di un maestro, un’eccellente composizione che delizierà ancora i nostri nipoti e pronipoti». E proprio il Trio op. 63 di Schumann, che in questo curioso gioco di specchi apre il programma, è fonte di ispirazione diretta delle Fremde Szenen di Rihm, il quale anche attraverso citazioni tratte da Schumann collega l’antica formazione cameristica alla modernità, passando dal Romanticismo.